Fly me to the Moon.

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  1. miry«
     
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    Nell'esatto momento in cui il Tardis partì, insieme alla cabina si smaterializzarono anche gli alieni nelle trappole. Rinchiusi in una specie di bolla, viaggiavano con noi attraverso il vortice del tempo. Cercavo in tutti i modi di distrarmi, ma non riuscivo a non pensare a ciò che era appena accaduto e sentirmi in totale imbarazzo. E ora? Cosa avrei dovuto fare? L'avrebbe fatto nuovamente lei il primo passo o ora stava a me rimediare al posto suo, dimostrandole così che ci tenevo? In fondo io il primo passo l'avevo fatto già...
    Erano troppe ipotesi, e io non sapevo quale fosse quella giusta. Diamine, guidare il Tardis e le mille leggi dell'intero spazio-tempo diventavano tutte così banali se paragonate all'amore. Decisi di concentrarmi sul guidare il Tardis e far sì che la bolla non si staccasse da noi. Corsi a stabilizzare la cabina - per quanto possibile - deciso ad evitare forti scossoni, ma come sempre ciò fu inevitabile, tanto che dovetti tenermi per non finire letteralmente con le gambe all'aria. Per fortuna, dopo qualche minuto, ci smaterializzammo e io non persi tempo ad attivare i comandi di atterraggio e liberare gli alieni dalla bolla.
    «Weevil, benvenuti a casa vostra!» dissi, come se stessi veramente parlando con loro e loro potessero sentirmi. Sorrisi sereno, fissando gli alieni spaesati dal monitor. Li vidi poi avvicinarsi tra loro e pensai al peggio, ma quando si allontanarono e iniziarono ad ispezionare divisi in piccoli branchi beh, capii che avevo ragione: non erano stupidi, anzi.
    «E anche questa è fatta!» mi voltai verso di lei, sorridente, dimenticandomi per un attimo dell'imbarazzo tra noi. Non appena incrociai i suoi occhi, però, tutto tornò a galla, e allora capii che era inutile farsi tanti problemi: avevamo un sacco di tempo davanti a noi, e ci sarebbe stato anche il momento giusto per quello. Punto. Resi il Tardis invisibile ai Weevil e poi feci un passo verso di lei, tranquillo.
    «Direi che possiamo concederci una sosta per una doccia!» affermai, guardandomi. Si, direi che ne avevo proprio bisogno. Allungai una mano ad afferrare la parte finale della giacca di Rose, muovendola piano per osservarla.
    «E' un peccato si sia rovinata, mi piaceva come ti stava indosso.» Continuai a fissare la giacca mentre parlavo, quasi pensieroso, per poi spettinarmi appena i capelli con una mano e tornare a guardarla.
    «Ti ricordi la strada o...» lasciai la frase in sospeso, sicuro lei si ricordasse chiaramente la strada. La mia domanda, infatti, era semplice cortesia più che un'offerta di aiuto. Ma, nonostante la mia decisione di qualche secondo prima, dentro di me speravo davvero lei riprendesse da dove aveva interrotto prima di andare a lavarsi.
     
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22 replies since 22/1/2014, 18:51   206 views
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