Fly me to the Moon.

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  1. Leah.
     
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    Al mondo ci sono due tipi di persone: quelle che quando provano emozioni forti piangono, quelle che ridono e poi ci sono io, che faccio tutte e due le cose contemporaneamente. Più mi avvicinavo a quella porta, più cominciavo a sudare freddo e a sentire le mani tremare. Faceva così strano, nonostante per me dovesse essere la cosa più naturale del mondo, entrare in camera mia. Fortunatamente fu lui ad avvicinarsi e ad aprire la porta per me, io probabilmente non ce l'avrei fatta. Misi le mani nelle tasche, sperando di nascondere il tremore, entrando, senza pensarci troppo. Rividi il mio letto, alcune mie magliette buttate qua e là; mi ricordavo che fosse tutto più in disordine. Un mascara sul comodino, probabilmente da buttare. I miei vestiti stropicciati che si intravedevano dall'armadio semi aperto. Stavo reagendo bene, stavo andando bene, almeno fino a quando non incrociai una foto di me e mia madre sulla parete. Non me ne ero dimenticata, dentro di me speravo si fosse staccata durante un atterraggio del Tardis, ma no, invece era ancora lì. Mi sedetti sul letto, con gli occhi gonfi, trovandomi a improvvisare.
    «Avevi ragione» dissi, schiarendomi la voce ogni qualvolta la sentivo spezzarsi «Non ci vorrà molto per rimetterla a posto, dovrò giusto sistemare.. Cose, piegare.. Vestiti.. E.. Forse spolverare un po'.. Si, ecco» un lacrimone mi solcò il viso, mentre sorridevo e ridacchiavo, impotente. Impotente di contrastare tutte le emozioni della giornata che, alla fine, tornavano tutte insieme, come un uragano.
    Avevo ritrovato l'uomo a cui appartenevo, ma avevo perso tutto: un posto nel mondo, la mia famiglia, la mia identità. Non ero triste, mi sentivo solo vuota.
     
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