Fly me to the Moon.

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  1. Leah.
     
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    In quel momento avrei potuto contare tutte le stelle nel cielo. Riuscivo a vederle, a godere della loro brillantezza, a sentire il calore che emanavano sulla mia pelle. Sembrava surreale, eppure non stavo sognando. Stava accadendo tutto così inaspettatamente che talvolta dimenticavo lo scorrere del tempo. Due minuti erano equivalenti a due ore o a due secondi. Con lui nulla aveva più senso, se non noi. Noi che eravamo tutto e niente. Noi, tra paradiso e inferno. Noi, anime erranti che si erano reincontrate.
    Era così strano, ricevere amore intendo, dopo così tante mattine in cui mi ero svegliata sola, in cui avevo camminato in mezzo alla folla come un fantasma senza meta. Ora ero dove dovevo essere, mi sentivo a casa.
    Mi godetti il momento, sapendo che non sarebbe durato molto: conoscevo i suoi "limiti", sapevo come avrebbe reagito da li a breve.
    Lo vidi alzarsi, rosso in volto, palesemente a disagio. Non ebbi il tempo di rispondere a nulla che uscì dalla stanza. Risi piano, ero comunque più che orgogliosa per il fatto che si fosse esposto. La mia risata cominciò ad affievolirsi e a diventare sempre più spezzata quando mi resi conto di ciò che era realmente accaduto.
    «No» mormorai sgranando gli occhi «No, no» mi alzai e fissai il letto, incrociando le braccia «No, no, no.. No» avvicinai una mano alla bocca, cominciando a rosicchiarmi le unghie, mentre correvo raggiungevo la doccia.
    Continuai a dire «No» con toni differenti di voce mentre mi liberavo dei miei vestiti, per poi mettermi sotto l'acqua calda, posando la testa sulla parete.
    Ora mi sentivo tremendamente in colpa. Ecco, l'avevo spinto a fare qualcosa che non si sentiva di fare. Complimenti Rose, un genio nel trovarsi in questo tipo di situazioni.
    Tirai un sospiro, mentre gocce d'acqua mi scivolavano sul volto, portando via tutti (o meglio, quasi) i residui della giornata appena passata. Adesso l'impresa più grande sarebbe stata quella di eliminare il clima di tensione che avevo creato. Oh, dannazione.
    Quando tornai in camera trovai qualcosa da mettermi e cercai di asciugarmi il più possibile i capelli, rassegnandomi a metà dell'opera. Mi presi qualche secondo, fissando la porta della mia stanza, cercando il coraggio per uscire ed affrontare lo sguardo del Dottore.
     
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22 replies since 22/1/2014, 18:51   206 views
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